sabato 25 agosto 2012

Need for Speed

I need speed.

My training schedule has been breached many times, runs have been postponed from day to day.

Too hot, too late, too early, too study, all excuses for not getting up on my feet and start running. I tried to recover whis week, but there's not much to do so close to the race.

Yes, there's a race. The second one for me in Singapore. This time it's 10k, all around Marina Bay.
(In the picture: location location location)
I had planned to run it under 40 minutes. There's no way I can do it so fast.

The new benchmark is 45 minutes. But still, how can I strengthen my chance to finish it within that time? Luckily, a Korean singer showed me the way.

Too hot? Your body isn't fit enough? Don't do drugs. Live strong.

Need for speed? Just do it Gangnam Style.


lunedì 20 agosto 2012

Il posto più strano in cui l'ho fatto



Ce li abbiamo tutti, i nostri aneddoti. 
Quelli che raccontiamo nel momento giusto, per carpire l'attenzione e raccogliere consensi, quelli che usiamo per far ridere o per darci un tono, per creare una piccola leggenda di noi stessi o per sminuirci con ironia (che poi è solo un modo più sottile e raffinato di creare una piccola leggenda di noi stessi).

Oggi racconto del posto più strano in cui l'ho fatto.
E' stato in una vigna, sabato scorso. 
Ero uscito a correre, tra le colline che rendono il Monferrato uno dei posti più idilliaci che io abbia mai visto. Uno di quei posti tanto perfetti che non ti sogneresti mai di sporcarli in qualche modo.
A meno che.

A meno che ti ritrovi a un certo punto sul crinale assolato di una collina, a percorrere una strada larga sì e no come un trattore, circondata da campi, vigneti e qualche sparuta cascina, qua e là. Sei lontano da casa, non passa nessuno, tacciono persino i grilli.
L'unico rumore viene dalla tua pancia. 
E' lei la sola a non essere d'accordo sul fatto che quello è l'istante perfetto per correre, dopo mesi e mesi di corsa tra le strade trafficate di Milano e le sue finte oasi verdi.
La sola a ricordarti che tua madre sublima la sua felicità nel vederti una volta al mese cucinando qualsiasi cosa e rispettando scrupolosamente da vent'anni il sacro rituale del ritorno estivo del figliol prodigo in campagna: salame, salsa tonnata, carpione, filetto.
La sola ad avanzare una timida riflessione sul fatto che andare a correre due ore dopo quei dodici round culinari, sarà anche irresistibile per lo scenario ma, ecco, non è una cosa intelligentissima.

E tra i crampi che ti impediscono di andare avanti a correre, scopri che ha ragione lei. 
La pancia ha quasi sempre idee più illuminanti del cervello, in ogni campo della vita. In particolare tra i campi coltivati del Monferrato.
Inizi a guardarti intorno, verso lo scenario bucolico che ti circonda, sempre meno con il fare trasognato dell'ammiratore di paesaggi e sempre più con quello carbonaro e scrutante del cospiratore.
Sai già che devi farlo, devi solo decidere dove.
L'ultima fitta ti ha convinto. Non potendo, per problemi che vanno al di là della tua volontà, partorire, il messaggio che ti sta mandando il tuo corpo è un altro ed è inequivocabile.

Non l'hai mai fatto ma, come diceva Fantozzi, forse hai sempre sognato di farlo.

Il Monferrato ha una caratteristica paesaggistica che lo rende famoso nel mondo: le vigne.
Le vigne, oltre a produrre buon vino, forniscono anche un accettabile livello di privacy.
Oltre che foglie ampie, lisce e ragionevolmente morbide.

Abbandono la strada su cui stavo correndo.
Percorro in giù la collina. Uno, due, tre filari, giusto per lasciare un certo margine di occultamento tra me, il mio atto e l'eventuale passaggio di qualche impressionabile contadino.
Peggio se armato di forcone.
Mi acquatto.
Eseguo.
Apprezzo le qualità organotattili delle foglie.
Mi rialzo.
Riprendo a correre.
Casa.

E poi sì, doccia.