venerdì 3 agosto 2012

Chiara si è chiesta spesso che cosa significhi vincere

Chiara is back. 

In questi giorni di Olimpiadi, mi sono chiesta spesso che cosa significhi vincere.
Che cosa significhi davvero, e se ci sia un modo solo di intendere la vittoria.
Se significhi tagliare quel traguardo, fare quell’ultimo punto a ridosso del tempo, prevalendo sulla fatica dell’avversario.
Se sia stringere una medaglia, o riporla in un cassetto.
Se sia chiudere gli occhi nel momento in cui la si raggiunge, quel preciso momento in cui si ha la consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande.
Oppure se la vittoria sia, come dice qualcuno, il viaggio, il percorso, la fatica che precede quel momento.
Il cammino e la determinazione necessari per arrivarci.
O forse qualcosa di ancora diverso.

Dopo alcune uscite, tanti pensieri e tanto smarrimento (interiore, ma anche geografico visto il mio correre in un quartiere estraneo) qualche giorno fa mi sono sentita vittoriosa. 
Per esempio, perché tra i mille scatoloni ancora chiusi del mio trasloco, sono riuscita a trovarle. 
Loro. Non vere scarpe da runner, ma scarpe migliori per correre. Nere. E non rosa!

Prima

Dopo

Secondo: perché ho salvato Teddy dalla spazzatura. (Ci sarebbe da scrivere un post solo per lui e sul perché, alle 6.15 di un giorno di fine luglio, Teddy giacesse sul marciapiede di via Rizzoli a Milano tra la spazzatura del mattino, ucciso dai cartoni della pizza di Melody. Forse Teddy era un compagno di sbornie di MR Wiggles? O forse semplicemente l’ennesimo caso di cieca violenza urbana senza ragione?)


Terzo. Perché sono riuscita a correre qui (anche se non ancora a fare un giro completo). In questo magnifico parco in cui in 29 anni non avevo mai messo piede, accanto a questo bellissimo fiume, davvero magico al mattino (sì, un poco maleodorante direte voi, ma è pur sempre Milano e per favore non interrompete la magia e fidatevi).


Quarto. Perché Valerio mi ha iscritto al gruppo podisti da Marte e ho un obiettivo di allenamento per sabato 8 settembre, la 40esima Missione Marziana!


Quinto. Perché uscendo per la quarta volta, ancora asfalto e tanto, tanto sonno, per la prima volta, mi sono sentita fiduciosa. Fiduciosa davvero. Una sensazione, vaga, sciocca, ma al tempo stesso forte, radicata e bellissima. La certezza di farcela, alla partenza. Di farcela davvero.
(Non stramazzerò per terra, riuscirò a tornare indietro, non mi aggrediranno nel parco. Respirerò e andrà tutto bene. Andrà tutto bene.)

Ecco la mia definizione di vittoria. Quella che vale per me. La vittoria è la conquista della fiducia e dell’ottimismo con cui, piano piano, uscita dopo uscita, mi sono ritrovata a correre la mattina, all’alba.
Mi sento su di giri e mi sento completamente dove vorrei essere.

Sola. Non di corsa né in affanno prima che una nuova giornata cominci, ma in corsa, per me stessa, per alimentare questa sensazione, in un limbo della giornata che prima semplicemente non esisteva. Sono, moderatamente, felice.

p.s.
Entusiasta per questa sensazione ho provato a correre con gli occhi chiusi, per un tratto. Però ho sbandato. Vi consiglio di non provarci, o potreste ritrovarvi come Teddy...

domenica 29 luglio 2012

Once Upon a Time in the East

Warning: this post doesn't recognize boring concepts, such as time and space. If you're puzzled, just remember: today it's February 29, 2086.

I remember July 14, 2011. Carletto and I on the top of the hill. We were celebrating the greatest victory in the history of humankind.
(in the picture, from the left: Carletto, Valerio, and Ruggiero the fiercest hunter)
"The greatest victory". That's what I wrote on my Wikipedia page, on May 20, 2024.


So young and brave. We were the first ones to complete the Journey To The End Of The Night.


I remember July 30, 2011. Carletto and I, writing the story of that Journey.


I remember July 21, 2012. Writing my second of thousands posts in English on Piovono Runners.


I remember July 25, 2012, four days later. Running free after the exam of Corporation. I remember what I did later, actually. Coming back from the run, I played some basketball. The days after are quite confusing. There was a 5k run, on July 29, that's for sure. Everything else is covered by some fog. As if it were erased from memory.


A similar thing happened in 2057. It was my 2468 marathon, on Mars. Third time, excellent view, fabulous organization. They don't organize such races nowadays.


I remember the journey back from Mars as very very boring. We were closed in a room, floating. Neon lamps 24/7 to keep us awake and relaxed.


Something similar happened in 2012. I spent a lot of time in this room. Now that I remember, there were other people. They gathered there quite early in the morning. They sat all day long, until the light reddened their eyes.


I remember now, I can see myself mirrored in the window. Greeting at the old Valerio of 2086.


"Hi pal, how's going? Remember that chicken biryani you ate on July 29, 2012? Bad choice."


How can I forget. It must be still there, somewhere in my stomach.


Now I clearly remember those days. We were studying Rule 144. § 5(b)(1) of the Security Act 1933. Life is strange. A bazillion ago I didn't remember anything. Now everything is illuminated. Clear memory of that stuff. Too bad they stopped trading securities in 2013.


I remember July 33, 2012. No, wait. At that time July had only 31 days. It was August 2. We finished last exam, M&M's (or was it M&A?). I had a celebrating run. An easy one. Then we all slept for 24 hours.


But if we go back to July 29, 2012. Again. Apart from not eating that chicken biryani. There was something I had to do. What was that, what was that, what was that?


"Old pal, when you're finished, I need the laptop to write the scheme for tomorrow. The exam is in 24 hours."


Scheme? What scheme?

"The one that saved your butt on the last question. You had to write it after the 5k run. Remember? 'An easy 5k run, a fast meal, back to the library and finish the scheme'. That's what you said. What did you on the night of July 29, 2012, old pal?"

It's better if you don't know it, son.