sabato 12 febbraio 2011

Non sarebbe bello riprendere Berlino...

...non sarebbe strano prenderla senza eroi? Pensavo a questa canzone degli Afterhours ieri sera quando alla fine di una giornata abbastanza stancante e con alle spalle la festa e gli svariati gin tonic della notte prima, ho infilato il mio completo da running e sono sceso nel buio berlinese per (ri)prendermi Berlino in un modo in cui non l'avevo mai presa nelle mie tre precedenti visite: di corsa.
In una serata senza eroi, mi sono gustato il mio piccolo atto antieroico: un arrivo frontale e un passaggio scattante sotto la porta di Brandeburgo, che non entrera' nella Storia, ma nella mia storiella si'. E forse anche nelle foto di qualche ritardatario giapponese che era ancora li', che anzi forse aveva aspettato proprio quell'ora tarda per scattare una foto della Porta senza turisti e che al suo ritorno nel Sol Levante scoprira' che gli ho rovinato l'istante fotografico perfetto, con quel riflesso fastidiosissimo che il suo flash avra' prodotto sulle mie scarpe fluo.
Potevo almeno alzare le braccia, li'sotto la porta. Gli avrei regalato un tocco di epica da ricordare.

Ieri ho riapprezzato una delle cose che mi hanno fatto e mi fanno amare la corsa. La corsa, fondamentalmente e' un paio di scarpe. Un paio di scarpe e ottieni il passpartout per andare ovunque. Non hai bisogno di sci, mazze, attrezzature, campi predisposti per quel determinato sport. Io le infilo in valigia e me le porto ovunque da un anno a questa parte. Mi hanno fatto compagnia in Sicilia, in California, in Francia e adesso a Berlino.
Ti permettono di godere di un diverso punto di vista sul luogo in cui ti trovi. Non dico che sia migliore o peggiore di quello che ottieni camminando, in taxi o su un bus aperto. E' una cosa in piu'. Ti fa sentire inserito nel contesto, per come la vedo io. Si puo' vivere bene anche senza, beninteso. Pero' io non riesco piu' a farne a meno.
Costeggiare il Tiegarten, attraversare la Porta di Brandeburgo, bersi tutto l'Unter den Linden (il vialone monumentale di Berlino Est, per intenderci), attraversare la Sprea e arrivare in Alexander Platz. Poi tornare indietro attraverso il quartiere di Mitte, passare accanto ai ruderi del Muro e dietro il checkpoint Charlie e arrivare infine a Potsdamer Platz.
Quelle strade le avevo battute tante volte, con in testa pensieri di lavoro, di cinema da raggiungere, di ristoranti da scovare, di hotel in cui tornare. La maggior parte delle volte piu' occupato a maledire il freddo e a soffiarmi il naso che a guardare cosa avevo intorno.
Ieri, sottile come un spermatozoo dark, ero libero.
Da ieri Berlino e' un po piu' mia.
Per riprenderla non servono eroi, avevano ragione gli Afterhours.
Bastano un paio di scarpe.

venerdì 11 febbraio 2011

Appunti di viaggio /2

Qualche tempo fa, la nostra lettrice mi scriveva di trovare fastidioso il fatto che i link si aprissero nella stessa pagina, e non in una nuova scheda.
Si trattava di una situazione incresciosa, indegna di un blog che volesse andare fiero del proprio nome, alla quale avevo promesso di dare al più presto una svolta.
Ho quindi studiato a fondo la questione e sono entrato nel magico mondo del linguaggio HTML. Avete presente in Matrix il tizio che guarda lo schermo coi numeri che scorrono e dice di "vedere", al di là delle mere combinazioni di numeri binari, il mondo cui essi si riferiscono?
Ecco, non c'entra nulla.
L'HTML è molto più banale. Ma ho scoperto e diffuso agli altri due Sgocciolanti Runners il codice da inserire per l'apertura in nuova scheda dei link.
Ciò non vuol dire che loro lo useranno.

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Cristiano ha annunciato la partecipazione alla Milano City Marathon a staffetta, per il tramite della Fondazione Pupi, dei tre Runners che scrivono minchiate su questo Blog, insieme a un quarto, che da solo regala prestigio e credibilità al Team.
Nella scelta delle frazioni, a me e Cri sono toccate le due tratte da 12 chilometri. La prima e la terza. Con improvvida nonchalance, senza nemmeno andare a guardare il percorso, ho detto che avrei corso la prima. Via il dente via il dolore.
Tutto normale, salvo che è la tratta più brutta del percorso. Mi rifarò seguendo Nizza in bici. Imparerò a memoria tutte le battute del sergente Hartman  e lo assillerò per tutto il tempo.
Nelle prossime settimane daremo ulteriori notizie e informazioni su questa iniziativa, e su come intendiamo portarla avanti e condividerla con voi che ci leggete con tanta pazienza.

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Fino a tre settimane fa ospitavo un gatto, che appena ha avuto l'occasione mi ha abbandonato. In questi giorni ospiterò delle cugine romane. Una mia zia si sposa e loro salgono per le libagioni di rito.
Il gatto non ha sporcato, dava poco fastidio e si è adattato alle mie esigenze di Runner in erba. Le cugine so per certo che sono molto disciplinate e ordinate. La zia di Roma è Cerbero sotto mentite spoglie. Spiace solo che ci vedremo pochissimo. Tra domani e domenica correrò per almeno tre o quattro ore.
Un vero peccato.
Forse non potrò partecipare alla tappa Abercrombie della loro gita Meneghina.

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In questi giorni a Milano si tiene una convention. A livello internazionale è una delle più importanti. All'estero gli addetti ai lavori, di solito, non pagano o pagano pochissimo rispetto ai visitatori. Da noi in Italia no. Pagano come tutti gli altri.
Non sono un addetto ai lavori. Ma la solidarietà è gratuita.
Siccome domani c'è lo sposalizio e domenica i 25 chilometri di corsa, ho deciso che andrò stasera. Quindi stamattina, anzichè dormire beatamente come da programma, ho affrontato nuovamente il freddo e la nebbia. Un'altra oretta di corsa, e questa settimana si sono già accumulati più di trenta chilometri nelle gambe. Uniti ai 25 di domenica danno soddisfazione. Soprattutto se confrontati con i 20 scarsi a settimana di inizio gennaio.
Per chi fosse curioso di sapere di quale convention si tratta, basta cliccare qui: Convention

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Notizie eterogenee, che da sole non fanno una storia o un racconto nemmeno a pagare uno scrittore bravo. Eppure tutte unite da un unico filo conduttore, un unico centro di gravità intorno al quale, ultimamente, mi sembra ruotare un po' tutto.

La scheggia impazzita è la corsa


giovedì 10 febbraio 2011

Andiamo a Berlino, Beppe.

E questo credo sia il primo articolo postato dall'estero, tanto per battere ogni giorno un record sul nostro blog.
Per chi non lo sapesse, da qualche ora mi trovo a Berlino e ci rimarro' una settimana a seguire il Festival e il Mercato annesso.
Stamattina sveglia alle 6.45 e viaggio verso Malpensa su un taxi guidato un anarchico internazionalista. Avete presente la classica immagine del taxista: conservatore, tendenzialmente razzista, lamentoso e qualunquista? Il mio era raro come un panda a confronto: ex anarchico, ex insegnante di sub, 18 anni passati a girare l'Asia (ma Asia vera, e' stato in Pakistan e Afghanistan, tanto per dirne due), mente lucidissima sui problemi di politica internazionale. Il primo taxista parlante interessante della mia vita. Di solito quando attaccano i loro pistolotti sul traffico nell'ora di punta o sul degrado di Milano dovuto agli stranieri, vorrei morire. Oggi mi sono divertito.
Volo puntualissimo. Sbarco a Berlino temutissimo: l'anno scorso la settimana del festival era stata la Tempesta Perfetta, con due metri di neve ovunque. Oggi invece strade pulite al punto da non riconoscerle (non scherzo, oggi ho scoperto che di fianco al nostro albergo c'e' un giardinetto, l'anno scorso non riuscivi nemmeno ad immaginarlo), clima che definire mite sarebbe ottimistico, ma comunque solo moderatamente freddo, quasi piacevole viste le aspettative.
Unica altra nota degna di rilievo della giornata, l'apparizione, all'anteprima del suo film (abbastanza inguardabile, per la cronaca), di Kevin Smith. Per chi non sapesse di chi si tratta - shame on him/her - e' l'uomo che ha regalato al mondo Clerks. E questo per me basta a incastonarlo nella bacheca dei Grandi, anche se da allora avesse girato solo televendite. In effetti tranne rari casi i suoi film successivi non sono stati molto piu' toccanti di un materasso accarezzato da Mastrota. Bene, il nostro Kevin, uomo dalla stazza importante, ogi si e' presentato cosi': magliettona da hockey taglia XXXXXXL arancione e blu elettrica, pinocchietti di jeans senza calze, cappottone grigio di lana a farcire il tutto. Ha farneticato per dieci minuti davanti alla platea e alla fine e, stato anche divertente. Poi e; iniziato il film. Purtroppo.

Ma arriviamo al punto e rassicuriamo la platea vera, quella di Piovono Runners: si', in valigia ho tutto l'armamentario da runners (occupa circa un terzo della capienza totale), per indoor e outdoor. Andro' a correre, promesso. Se riesco gia'domani. Ho una tabella che mi tiene sotto osservazione, anche in latitanza. A due passi dall,albergo c,e' il Tiegarten, il parco piu'grande di Berlino. Se il tempo regge, diventera' il teatro delle mie imprese prussiane.
Se no c'e' sempre il maledetto tapiren settato in miglia, di cui vi raccontavo...

Vado, il lavoro mi chiama.
Keep in touch.
Baci

mercoledì 9 febbraio 2011

Time is running out

Questo post è stato scritto ieri. Poco prima che venisse pubblicato, Cristiano ha pubblicamente rivelato il progetto della Milano City Marathon a Staffetta. Con grande ritorno di un campione che vuole risollevarsi dalla polvere annesso. Il post che segue, ovviamente, non ne tiene conto. Troppa fatica modificarlo. Questa premessa è strumentale a far capire che vivo su questo pianeta insieme a voi anche io.


Il tempo sta per scadere.
Andando sul sito della Maratona di Roma, in fondo alla pagina si può vedere il conto alla rovescia. Oggi recita 38 giorni.

Non so bene ancora se essere contento o terrorizzato. In fin dei conti si avvicina sempre più il giorno in cui, finalmente, insieme a Cristiano aspetteremo il colpo dello Starter. Eppure l'impresa un po' spaventa. Forse l'espressione giusta è: sono Elettrizzato. Al punto che ieri e oggi ho inanellato due uscite mattutine una in fila all'altra.

Diciamo che decidere di iniziare a scrivere un Blog dedicato alla preparazione dell'evento è stato un po' un gesto alla Cortés. Un qualcosa che rendesse definitivo l'intento e impossibile la ritirata. Ma sì, dai, bruciamo le navi alle nostre spalle per non avere la tentazione di tornare sui nostri passi.

L'avvicinamento ad una Maratona è fatto di tappe. Ognuna ha il suo perché fisiologico e serve a preparare il fisico allo sforzo di correre per 42 chilometri. Piano piano si arriva a correre distanze sempre maggiori, sempre più impegnative.
Impegnative fisicamente, ma anche psicologicamente.

Domenica prossima dovrei affrontare il primo vero lungo del mio allenamento. Sono indietro di circa tre settimane rispetto all'amico Girella, ma conto di colmare il gap quel tanto che basta da arrivare al traguardo lo stesso suo giorno. E per farlo, questo fine settimana è necessario correre per almeno 25 chilometri. Ed il prossimo per almeno 30. Uscite infrasettimanali a parte, ovviamente.

Visto che è questione di Scopi, questo è quello del post di oggi. Si tratta di una sorta di cambiale. Un pagherò.
Domenica correrò per 25 chilometri, e la prossima settimana per 30 chilometri. Tiè! Navi bruciate, si può andare solo avanti.

Cristiano mi ha promesso che sarà al mio fianco durante il lunghissimo da 30 chilometri, a sostenermi con la sua presenza ed il suo aiuto. Aiuto che è anche chimico. Tutte le volte che corriamo assieme, intorno al dodicesimo chilometro, mi rifila qualcosa da prendere. Fosse anche solo una semplicissima zolletta di zucchero. Ma è il gesto che conta.

Ecco un esempio di gesto:






Beh, forse le nostre imprese non saranno così titaniche, ma l'aiuto e l'incoraggiamento non sono diversi.




Tic tac

martedì 8 febbraio 2011

La nuova sfida di Piovono Runners

Prima ce n'era uno e correva da solo.
Poi ne è arrivato un altro, ha cominciato e gli è piaciuto di brutto. Il primo e il secondo insieme hanno dato vita a un blog.
In realtà s'è trattato di un parto gemellare: insieme al blog è nato il terzo runner.
Three is a party, dicevano Andy Warhol e Camilla. Ma non sono ancora una squadra.
Serviva un quarto. Il quarto nasconde una di quelle storie tipicamente cinematografiche. Quelle storie in cui scopri che il vecchio custode della scuola era in realtà un campione, che aveva mollato alle soglie del professionismo per un qualche caso avverso della vita e aveva riposto in soffitta il suo sport e i suoi sogni. Tre ragazzi scoprono per caso la sua storia, vanno da lui, lo pregano di tornare per trascinarli alla vittoria. Lui rifiuta, non vuole riaprire vecchie ferite. Ma qualcosa nel suo cuore s'è riaperto, ormai. Non sono le ferite, ma l'adrenalina della sfida, quel vecchio sapore che lo faceva sentire vivo. I tre insistono, senza di lui non possono farcela. Il quarto tentenna ancora un po'. Si fa lusingare. Sa che deve tornare. E' il momento del comeback. Accetta. Si rimette le scarpe da corsa.
Il primo si chiama Cristiano Girola.
Il secondo è Carlo Soncini.
Il terzo è conosciuto come Nizza. Il nome vero è una mera questione di burocrazia che poco conta.
Il quarto, che poi era davvero il primo di noi che aveva cominciato a correre, all'anagrafe risulta come Matteo Coppola.

Insieme, adesso è ufficiale, correranno la staffetta alla Milano City Marathon, domenica 10 aprile.
Presto vi racconteremo molti altri dettagli di questa futura impresa, alcuni anche davvero importanti. I quattro, infatti, hanno scelto di correre la staffetta per la ONLUS Fondazione Pupi, per dare un senso più completo alla loro impresa.
E al comeback del vecchio custode della scuola...

Sale da solo ma da solo non scende…

L'attesissimo ritorno di Nizza sulle nostre pagine. Eccovelo:

No non sto vaneggiando e non sono diventato un erotomane.

Il titolo è un indovinello, avete trovato la risposta?

Le mie ultime elucubrazioni risalgono esattamente a lunedì scorso, una vita se guardo alla frequenza con cui postavo e che mi ha permesso di ottenere il mio nome qui in alto a sinistra. Ma la settimana scorsa è stata davvero una settimana no. Il tutto ha avuto inizio martedì quando, dopo aver esaltato nei giorni precedente quanto il mio ginocchio avesse reagito in modo gagliardo alla corsa, quest’ultimo mi ha salutato cedendo in un modo affatto glorioso. Infatti non mi ha salutato alla fine di un’estenuante sessione di allenamento. Non mi ha abbandonato durante una delle nostre epiche sfide con la temibile collinetta, no lui, il vigliacco, ha alzato bandiera bianca mentre salivo le scale in ufficio. A onor del vero devo far presente che lui, dei segnali, mi li stava dando già da un paio di giorni ma io non ho voluto ascoltarli. E così martedì è stato saltato, ma promettendomi di rimediare immediatamente giovedì. Ma così non è stato, perché giovedì, causa uscita più tardi dal lavoro e impossibilità a usare il mio fidato tapiro, ho dovuto nuovamente rimandare, con mio grande dispiacere.

Nel mentre si avvicinava il week end, e le ultime notizie davano tempo primaverile con blocco delle auto, un binomio perfetto, anche per uno come me che non avrebbe dovuto fare chissà quanti chilometri. E infatti avevo giusto appunto proposto ai mie due esimi colleghi, di organizzare e trovarci per un pezzetto assieme. Ma come diceva la Littizzetto nell’imitazione della zingara girando la carta maledetta: “La merda secca!pua pua pua…”. Già avevo pescato quella carta. E infatti venerdì, dopo un’infinita riunione, sono arrivato a casa con l’idea di cambiarmi al volo e andare a correre, e invece lui saliva da solo ma da solo non scendeva…

Il bollettino medico non era dei più tragici, sia ben chiaro, ma mostrava chiaramente come sarebbero stati quelli delle ore seguenti. Il suddetto dichiarava che le condizioni erano qualche lineetta di febbre, mal di gola e dolori su praticamente ogni centimetro del corpo.

La mia dolce metà, armatasi di spirito da crocerossina, mi ha curato e accudito nei migliori dei modi che la medicina, e non, abbia da offrire, e infatti sabato mattina ero un uomo nuovo. Ringalluzzito dalle cure ricevute e dalla splendida giornata, abbiamo passato il pranzo fuori dalle calde, comode e sicure mura domestiche, non sapendo che avrei pagato questa scelta nel primo pomeriggio, perché tornati a casa lui saliva da solo ma da solo non scendeva. Voglio precisare che questo non è affatto da considerare come un effetto alle cure ricevute. Lui è ovviamente il mercurio del termometro impietosamente si attestava fino ad avvicinarsi ai 38°. I dolori aumentavano come se mi avessero preso a bastonate tutta la notte e il raffreddore iniziava a farsi sentire.

In sostanza un bel week end a concludere una entusiasmante settimana.

Già…

lunedì 7 febbraio 2011

Teleologismi

"Allora, mi dica sig. Soncini. Lo scopo... qual'è?". Pausa. "Lei cosa vuole. Guarire o correre la Maratona?".

Il soggetto che mi pone la domanda è un ortopedico. Uno piuttosto bravo, ci troviamo all'interno di uno studio associato, specializzato in ortopedia e riabilitazione, all'inizio di via Visconti di Modrone.
Ha l'aspetto giovanile, un po' trasognato, i capelli brizzolati ed è magro e in forma. Sembra anche simpatico e mi guarda con affettuosa indulgenza.

Mi ha appena diagnosticato una "tiltatura delle rotule...cioè.. un inclinazione". Cioè...Posta come neutra, ovvero zero, la normale inclinazione delle rotule, rispetto a tale neutro piano di riferimento le mie rotule sono leggermente inclinate, ruotate. Di quanto non si sa. Potrebbero essere due millimetri, potrebbero essere due centimetri. Ovviamente, per sapere con certezza quanto inclinate, ci vogliono degli esami, e per avere i risultati arriviamo ai primi di marzo.
E la Maratona di Roma, guarda caso, è proprio il 20 di marzo.

Dunque, è solo questione di scopi. Correre la Maratona o camminare ancora a 50 anni? Non sono proprio questi i termini in cui mi è stata messa la questione, ma le due immagini che si contrappongono nella mia mente sono le seguenti.

La prima.
Ho le braccia sollevate al cielo. Il sole filtra attraverso delle aperture semicircolari poste a una ventina di metri d'altezza. Davanti a me un semicerchio rosso in plastica gonfiabile e un cronometro che segna il tempo. C'è anche Cri, mi guarda sorridendo e mi incita a percorrere gli ultimi metri.
Perché ce l'abbiamo fatta. L'abbiamo corsa tutta la maledetta. Abbiamo conquistato Roma e la città ci festeggia.
Siamo dei maratoneti.

La seconda.
Sono seduto su un divano. Uno a caso. Le note caratteristiche sono che è polveroso e la luce filtra attraverso i buchi di una tapparella semi abbassata. Davanti a me ho una televisione accesa e sulla mensola che la sovrasta c'è un inutile premio ricordo di una cazzo di gara che ho voluto fare a tutti i costi.
Sarebbe anche una bella giornata, ma senza cartilagine non si cammina tanto bene.
Meglio rimanere seduti

"Correre la Maratona!"
L'affettuoso ortopedico annuisce e sorride. Mi confessa che "sa, a novembre, ho corso la mia Prima". Anche lui aveva dolori dappertutto e si è fatto di Aulin durante la Maratona. Non sapendolo, risponde a uno dei quesiti che mi ero posto negli ultimi giorni.
"Prendere una o più bustina di Aulin mentre si corre una Maratona è un comportamento letale?"
Lui testimonia di no, molto bene.

Sono strane le associazioni di idee e le immagini che certi episodi, certe frasi, riescono a scatenare. L'affettuoso ortopedico (se fosse un giornalista, sarebbe Severgnini), riesce a riportarmi alla memoria un tizio in canotta. La canotta è nera, traforata in modo da far intravedere la pelle. Ovviamente, davanti al petto villoso oscilla arrogante una croce d'oro.
Fa caldo e di fronte a lui siamo in tre. Con me ci sono Cristiano e Federico. Il luogo in cui ci troviamo: Ibiza. Il tipo che ci sta davanti: quello a cui abbiamo regalato un sacco di soldi per avere biglietti e dritte sulle discoteche. Non riesco a ricordare il nome.
Ma ricordo la domanda che, a noi che gli chiedevamo dove ci fosse la musica migliore, ci rivolse per farci capire che se lui diceva Space, allora doveva essere Space.
"Scusatemi. Ma fatemi capire una cosa. Ma voi tre...vi scopate la musica o vi scopate la figa?".

A volte non c'è possibilità di scelta. A volte è lo scopo che decide tutto, che dà la destinazione finale e decide al posto tuo.

E lo scopo è Roma

It's a long way to the top (If you wanna rock 'n' roll)

Il mio amico Paolo P. oggi sarebbe fiero di me.
Paolo P. è stato il primo metallaro che ho conosciuto. Ha dato i primi segnali di metallitudine attorno ai 10 anni. Io compravo per cinquemila lire le cassette tarocche di Jovanotti al mercato davanti a casa mia e già mi sentivo piuttosto rock 'n' roll ("Sei come la mia moto, sei proprio come lei / andiamo a farci un giro fossi in te io ci starei.. "Ci starei a fare cosa? Quante raffinate doppie letture mi sfuggivano all'epoca..). Lui iniziava a parlare di Alice Cooper, dei Metallica e dei Sepultura. Io con uno sforzo di ribellione arrivavo ai Gun ' n 'Roses, al massimo. Non mi fidavo in generale di quei capelloni sudati, truccati, con le vocine stridule. Cattivi. Sicuramente drogati.
No Vasco, no Vasco. Io non ci casco.

Oggi Paolo P. sorriderebbe compiaciuto a vedermi iniziare un post con una citazione degli Ac/Dc e forse mi perdonerebbe per la mia ignoranza passata. In fondo era giovane e cattolico all'epoca, il Girola.
Chissà se corre, Paolo P.
Sicuramente poga.
Sarebbe fiero anche di sapere che ieri ho corso per 32 km, attività che ritengo sufficientemente rock 'n' roll da meritarsi un titolo introduttivo degli Ac/Dc, appunto.

Non so se 32 km interesserebbero Paolo P., ma sono sicuro che incontrerebbero l'approvazione persino del podista integralista, quella figura di taliban del running che, come scrivevo settimana scorsa, disprezza i tapis roulant.
Lo so perchè interessandomi di soppiatto al mondo dei runners seri, ho scoperto che questo genere di allenamenti loro, i podisti integralisti, li chiamano lunghissimi. L-U-N-G-H-I-S-S-I-M-I, avete capito? E' un nome bello cazzuto per un allenamento, "lunghissimo". Ha un'eco roccosifrediana che gratifica.
I 32 sono l'allenamento più lungo che la Tabella prevede in vista della Maratona di Roma. Li prevede due volte e ieri era la prima. Oltre i 32 non si va. La cosa meravigliosa è quindi che, il giorno della gara, quegli ultimi dieci km che dal 32esimo mi porteranno al sogno dell'arrivo sotto il Colosseo saranno un'incognita totale, un territorio sconosciuto fatto di dolori muscolari stereofonici, visioni di santi e di draghi e preghiere lisergiche. Hic sunt leones (traduzione libera: E mo so' cazzi tua), come avrebbero detto saggiamente i romani, quelli di una volta.
I 32 di ieri son andati bene, devo ammettere. Di qui a dire che ne avrei fatti in scioltezza altri dieci ce ne passa, chiaramente. Però li ho macinati bene, con un ritmo discreto, senza nemmeno i dolori patiti domenica scorsa sul finale dell'allenamento da 28.
Un po'sicuramente è da imputarsi all'allenamento, che sta funzionando. Un po' è grazie a loro due. A Carlo, alle chiacchierate e ai silenzi di quelle due ore passate insieme ad attraversare parchi, boschi e strade. E alla Bionda, che la domenica ha sempre un ruolo strategico nel dare carburante alle mie performance da runner. Di solito venero (e condivido con i lettori del blog) il pranzo con cui mi sorprende al mio ritorno. Ma questa volta a quello risponderò con i fatti, preparandole io un risotto super, stasera. No, stavolta la copertina se lo merita il prima, il vero fuel della mia performance: la nostra colazione a letto. Banana affogata in spremuta home made, toast prosciutto e formaggio, altrettanto home made. Fuori quadro: prodottini mollicci della Enervit e Virgin Radio Television on air.
Eccola, morite di invidia :-) :


domenica 6 febbraio 2011

Bloccaporto

Oggi, domenica 6 febbraio 2011, Carletto e Cristiano hanno corso insieme per la prima volta dall'estate scorsa.

L'evento è memorabile, e ho già ricevuto visita da un agente Treccani che voleva particolari piccanti da pubblicare sulla nota Enciclopedia.
Se storia diverrà, Loro sono già sul pezzo.

16 gradi ed il sole a Febbraio non passano inosservati. Anche i Piovono Runners si sono dati da fare per farsi notare il più possibile, occupando quanta più carreggiata riuscivano. Cri era vestito da Calimero travestito da spermatozoo, con inserti Fluo per attirare le falene. Io sfoggiavo una mise ultraderente che metteva in risalto le mie curve.

Dicevo che l'evento merita menzione. Sembra strano, ma correre insieme una mezza maratona o una maratona, spesso, significa solo salutarsi alla partenza e rivedersi all'arrivo. Oggi invece ci siamo fatti compagnia e chiacchierato per un paio d'ore, mentre accumulavamo chilometri nelle gambe.

Premettiamo subito che Cri è arrivato sotto casa mia con già 5 chilometri buoni nelle gambe, e che, a un certo punto, gli ho tolto le briglie ed è scattato verso gli ultimi dieci chilometri del suo lungo da 32.
Però circa 18 li abbiamo corsi assieme.

Il giro ci ha visto partire da Piazza Piemonte, transitare in piazzale Zavattari, scivolare affianco al Lido e approdare alla Montagnetta di San Siro, o Monte Stella. O come cavolo volete chiamarla. Gran Giornata, frotte di runners, l'abbiamo circumnavigata un paio di volte e poi fatto vela verso il Parco di Trenno. Da qui siamo andati al bosco in città, un giretto nelle campagne e intrapreso la strada del ritorno.

Di nuovo Parco di Trenno, siamo passati sotto l'ombra dello Stadio di San Siro, e poi da lì verso casa. Avevamo corso assieme quasi 18 chilometri a buon ritmo e le mie gambe iniziavano a protestare. Così ho lasciato che Cri prendesse il largo e sono tornato a passo tranquillo verso casa.

Il blocco del traffico è una buona cosa, ma non si è realizzata la piena riappropriazione del contesto urbano che mi ero immaginato. Tra veicoli autorizzati, trasgressori e semplici sventati che credevano di essere finiti in una candid camera, non si poteva certo andare in giro con la testa fra le nuvole.

Sono contento perché le ginocchia mi hanno retto per tutto il tempo, senza fare male. L'allenamento pare che stia iniziando a dare i suoi buoni frutti. Rimane domani l'appuntamento dall'ortopedico per capire cos'abbia il ginocchio sinistro, che, per non saper né leggere né scrivere, stasera si è bloccato.

P.s. domani grosse novità!